venerdì 8 giugno 2007

non soli, ma solidali

C'è chi pensa che alla radice della solidarietà ci sta qualcuno che sta meglio e qualcun'altro che sta peggio. Il primo, essendo particolarmente buono, da un aiuto al secondo, il quale - va detto- è bene che segua la regola secondo la quale "a caval donato non si guarda in bocca". Per molti è così, ma questa è la radice della dipendenza. E un rapporto di dipendenza è di per sè una relazione di potere. E non ci vuole un trattato di sociologia o antropologia per capirlo (anche se ne sono stati scritti tanti).

Credo che si è "solidali" quando si è deboli. Quando si entra in relazione con l'altro con le proprie fragilità. Quando davanti a un caffè freddo e un succo di frutta ci si racconta le difficoltà e le speranze, senza diventare distributori di consigli e rette vie. E dall'altra parte, senza "usare" l'altro come spugna.
La solidarietà è stare sullo stesso piano.
La solidarietà è accettare di non essere perfetti, quindi anche di sbagliare.
La solidarietà è ascoltare e lasciarsi ascoltare: mi affascina troppo il meccanismo del "turno di parola", quel dire "e tu?" dopo il proprio racconto.
La solidarietà è equilibrio.
La solidarietà è sostenersi a vicenda.
E' cooperazione.
La solidarietà è fidarsi.
La solidarietà è non essere il dio di se stessi.
La solidarietà è un agire in povertà.
La solidarietà è accoglienza, non è "tolleranza".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La solidarietà è farsi prossimo,
patire e gioire vicendevolmente gli uni degli altri.

Ciao Eugè

Anonimo ha detto...

sapere di non essere soli, nella gratuità del volersi bene...grazie