lunedì 25 giugno 2007

estate




Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani...(incipit di Le notti bianche, Fëdor Dostoevskij)


Mi fermo spesso a pensare alle notti d'estate. E non nascondo la mia passione per loro, forse perchè essendo nato in estate avrò qualche particolare richiamo psichico che mi rimanda alla mia origine.

Sono sere da dedicare...notti in cui da soli non bastiamo per gustarne la bellezza.
Sere da dedicare...
ad un amico con cui parlare per ore e camminare "prendendo fresco"
ad un giro di amici con cui spartire due panchine e tante chiacchiere;
ad un giro di vino al fresco.
A una persona speciale.
Alle stelle e la città, quando alle tre del mattino ti affacci sul balcone e stai lì a contemplare e respirare piano...
A chi da quel cielo rimane con te.
A un po' di sensazioni che ti accarezzano la pelle libera da maniche.
Alla promessa di vita che porti con te.

A scoprire che è due il contrario di uno.

giovedì 21 giugno 2007

negramaro on air




I Negramaro sono tornati a suonare nella mia stanza, nel mio i-pod per correre e andare in bici e per viaggiare...La finestra è il titolo del nuovo album...
Sono tornati e si candidano ad essere colonna sonora di un'altra mia estate.

Credo sia solo un pretesto per mettermi davanti al passato recente, a un paio di estati, a un po' di ricordi in cui solo la voce rimane uguale, ma musica e parole sono diverse.

Un'altra estate davanti con il peso tremendo e la dolce compagnia dell'estate scorsa. Lo stesso odore di certe sere, ma la musica e le parole sono diverse.
Le stesse stelle di certe sere, ma le ferite sono nuove.
I giorni sono diversi, ma l'Autore rimane lo stesso.

Buona estate e buon ascolto a tutti!

martedì 19 giugno 2007

Madeleine Delbrel, da IL BALLO DELL’OBBEDIENZA (1949)




Se noi fossimo contenti di te, Signore,
Non potremmo resistere
a questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
e indovineremmo facilmente
quale danza ti piace farci danzare
sposando i passi che la tua Provvidenza ha segnato.

Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti
con l’aria da capitano,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come ci si ama in un matrimonio invecchiato.

Un giorno in cui avevi un po’ voglia d’altro
Hai inventato san Francesco,
E ne hai fatto il tuo giullare.
Spetta a noi ora di lasciarci inventare
Per essere gente allegra che danza la propria vita con te.

[...]

Signore, Vieni a invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa da fare,
Questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in
cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro,
Quella del caldo, e quella del freddo, più tardi.
Se certe arie sono spesso in minore, non ti diremo
Che sono tristi;
Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo
Che sono logoranti.
E se qualcuno ci urta, la prenderemo in ridere;
Sapendo bene che questo capita sempre quando si danza.

Signore, insegnaci il posto
Che tiene, nel romanzo eterno
Avviato fra te e noi,
Il ballo singolare della nostra obbedienza.

Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni;
In essa quel che tu permetti
Dà suoni strani
Nella serenità di quel che tu vuoi.

Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana
Come un vestito da ballo che ci farà amare da te,
tutti i suoi dettagli
Come indispensabili gioielli.

Facci vivere la nostra vita,
Non come un gioco di scacchi dove tutto è calcolato,
Non come una match dove tutto è difficile,
Non come un teorema rompicapo,
Ma come una festa senza fine
in cui l’incontro con te si rinnova,
Come un ballo,
Come una danza,
Fra le braccia della tua grazia,
Nella musica universale dell’amore.

Signore, vieni a invitarci.

venerdì 8 giugno 2007

non soli, ma solidali

C'è chi pensa che alla radice della solidarietà ci sta qualcuno che sta meglio e qualcun'altro che sta peggio. Il primo, essendo particolarmente buono, da un aiuto al secondo, il quale - va detto- è bene che segua la regola secondo la quale "a caval donato non si guarda in bocca". Per molti è così, ma questa è la radice della dipendenza. E un rapporto di dipendenza è di per sè una relazione di potere. E non ci vuole un trattato di sociologia o antropologia per capirlo (anche se ne sono stati scritti tanti).

Credo che si è "solidali" quando si è deboli. Quando si entra in relazione con l'altro con le proprie fragilità. Quando davanti a un caffè freddo e un succo di frutta ci si racconta le difficoltà e le speranze, senza diventare distributori di consigli e rette vie. E dall'altra parte, senza "usare" l'altro come spugna.
La solidarietà è stare sullo stesso piano.
La solidarietà è accettare di non essere perfetti, quindi anche di sbagliare.
La solidarietà è ascoltare e lasciarsi ascoltare: mi affascina troppo il meccanismo del "turno di parola", quel dire "e tu?" dopo il proprio racconto.
La solidarietà è equilibrio.
La solidarietà è sostenersi a vicenda.
E' cooperazione.
La solidarietà è fidarsi.
La solidarietà è non essere il dio di se stessi.
La solidarietà è un agire in povertà.
La solidarietà è accoglienza, non è "tolleranza".

lunedì 4 giugno 2007

Come Volevasi Dimostrare




Se ancora ci sono dubbi sulle manovre legate al Family Day fatemi sapere.

l'insonnne che vi salva




questi sono gli effetti del centro sinistra:
si nazionalizza l'energia elettrica,
si sgretolano le famiglie...

Se non ci fosse il video a testimoniarlo direi che questa frase è la citazione di un articolo scritto da un sostenitore del Family Day, oppure la trascrizione di una conversazione fatta in un bar.
Invece, è tratto dal un film del 1963. "Gli onorevoli" di Sergio Corbucci, famoso per il vota-antonio-vota-antonio-vota-antonio, sembra essere d'attualità.

Peccato che oggi di politici nelle fiction e nei film italiani non c'è traccia. La politica è in crisi. Sembra la scoperta di questi giorni. I giornali e gli opinionisti sono bravissimi a parlarsi addosso e a scoprire litri di acqua calda. Bastava guardare con occhio attento un Medico in famiglia oppure Incantesimo per capirlo. Nella televisione, e nel cinema, vengono raccontate narrazioni collettive: quelle che una volta erano le favole nazionali oggi sono le fiction. E proprio perchè si tende a preferire un sistema immaginario a noi familiare, le fiction e i film di maggior successo sono in qualche modo riflesso di rappresentazioni e "habitus" presenti nella società. Non è un caso allora che la politica sia scomparsa dalle narrazioni contemporanee. La politica ha i suoi spazi, ha il suo pubblico, ha il suo palinsesto, ha il suo linguaggio. Entra nelle case, ma non è familiare.

In questi giorni, dunque, si scopre che la politica è in crisi. La cosa divertente è che si parla e si scrive del "partito dell'antipolitica" che punta al potere. Riassumendo: c'è qualche antipolitico che vorrebbe diventare politico per arrivare al potere politico. Qualcosa non va. Forse l'antipolitico non è del tutto tale. E' come uno che sostiene che odia il calcio, ma vorrebbe diventare un calciatore per giocare in una squadra di calcio...e vincere il campionato!
Chi scrive di crisi della politica non ha altri modelli se non quelli istituzionalizzati. Deve per forza fare riferimento a un "partito dell'antipolitica", se no impazzisce! Chi parla dal palco della Confindustria deve avere la prospettiva del potere, se no impazzisce! Poveretti, fanno gli intellettuali e i potenti ma sono dei poveretti che ignorano, degli ignoranti.
A parte queste clamorose incongruenze, che svelano il grande bluf del giochino in atto, si può rispondere costruendo la stagione dell'anti-potere.

Chi scrive di crisi della politica oggi non sa (o forse lo sa e non vuole ammetterlo) che c'è differenza tra consenso e legittimità. Posso pure avere valanghe di voti, ma questo non dice niente sulla legittimità che mi viene accordata dai cittadini. Quando si sente parlare della scelta del "male minore" alle elezioni è proprio una crisi di legittimità che si sta comunicando. Crisi di legittimità è crisi di fiducia, è qualcosa di interiormente vissuto. Il capitale di fiducia della classe politica verso i cittadini è vicino allo zero. Ma nessuno si accorge di questo stato di indigenza. Al Sud si va tranquillamente avanti con il clientelismo di nuova generazione; al Nord si fa leva sulle tasche della gente e così, serenamente, si vivacchia. E tutti vissero Servili e contenti.

Sempre più stanchi e servili continuiamo a subire modelli che servono a riprodurre il potere dei soliti noti e notabili. Noialtri, i senza-potere non abbiamo altra soluzione che rifugiarci in qualche dolce finzione in cui la politica non crea problema, perchè semplicemente non c'è. Un sistema immaginario a noi familiare...un sistema in cui questa classe politica non c'è. Un sogno, appunto.

Italiani dormite pure,borghesi pantofolai, tanto qui c'è l'insonne che vi salva.. mentre voi dormite La Trippa lavora...