domenica 22 luglio 2007

lame di traverso




La luna di traverso. L'evidente somiglianza con una lama non lascia dubbi. Ho la luna di traverso e la porto in giro come una lama, per tagliare e lasciare un segno. Ci sono giorni in cui è questo il nostro modo di dire "ci sono anch'io".
Passi in mezzo a lune di traverso e accetti il rischio della piccola ferita. Gli altri passano in mezzo alle tue lune di traverso e accettano il rischio delle piccole ferite che darai. Ti chiedi in tutto questo perchè, dopo tutto, si accetta di andare incontro a una lama tagliente. Sai bene che sta nel gioco del conoscersi, e non è un dramma. Ti rispondi con un sorriso che è meglio una piccola ferita per conoscersi, anziché lasciare la conoscenza ferita. E la tua luna, anche per oggi, smetterà di fare capricci.

venerdì 20 luglio 2007

unò duè

Siamo sul piano delle sensazioni, ma questo pezzo di canzone lo trovo bellissimo, almeno a me comunica tanto. Si tratta di Unò-Duè di Daniele Silvestri. Me l'ha inviato Simo negi auguri per il compleanno...

unò-dué unò-dué
lo sguardo lì davanti a te
attento che l'incedere
sia stabile
stabile
unò-dué unò-dué
ti manca sempre un poco il tre
inutile riflettere
unò dué unò dué

mercoledì 18 luglio 2007

28 anni

Quello del "cambiamento" è un pensiero che mi accompagna sempre (nello studio e nella vita privata). Abitare - Habitus - Abitudine - Abito...ci rivestiamo di cosa? Oppure...di cosa ci lasciamo rivestire? E, soprattutto, da chi ci lasciamo rivestire? Credo che questi momenti di crescita e cambiamento sono una splendida lotta tra noi e Dio: come i bambini che resistono al genitore mentre li "cambia", mentre gli mette vistiti nuovi si impuntano, gridano, resistono. Così siamo noi. Siamo Giacobbe che lotta con l'Angelo di Dio (Genesi 32, 23-33) , per essere infine benedetti. Certo, dovremmo imparare da Maria che allo stesso Angelo rispose con un Sì (Luca 1,26-38) . Insomma...siamo dei bambini: piccoli lottatori, resistenti al cambiamento; e tutti dovremmo andare a scuola di povertà, dalla mamma di Gesù. La strada è lunga, è appena iniziata ed è piena di domande (= vocazioni), non di risposte.
Ma tutto questo è molto concreto.
"Mettiamo insieme" tutte le cose che succedono, come faceva Maria: il "filo" (o la corda) che le unisce è la nostra Speranza.

sabato 14 luglio 2007

perfetta letizia

Oggi riporto questo pezzo splendido della tradizione francescana. Spero che da ogni insuccesso possa aprirsi il varco della Novità. Intanto da parte mia, tutto registro e metto insieme...almeno ci provo.

Buona lettura

Come andando per cammino santo Francesco e frate Leone, gli spuose quelle cose che sono perfetta letizia.

Venendo una volta santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angioli con frate Lione a tempo di verno, e ‘l freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò frate Lione il quale andava innanzi, e disse così: “Frate Lione avvegnadiochè li frati Minori in ogni terra dieno grande esempio di santità e di buona edificazione; nientedimeno scrivi e nota diligentemente che non è quivi perfetta letizia”. E andando più oltre santo Francesco, il chiamò la seconda volta: “O frate Lione, benché il frate Minore allumini li ciechi e distenda gli attratti, iscacci le dimonia, renda l’udire alli sordi e l’andare alli zoppi, il parlare alli mutoli e, ch’è maggior cosa, risusciti li morti di quattro dì; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia”. Andando un poco più oltre, santo Francesco chiamava ancora forte: “O frate Lione, pecorella di Dio, benché il frate Minore parli con lingua d’Agnolo, e sappia i corsi delle istelle e le virtù delle erbe, e fussongli rivelati tutti li tesori della terra, e conoscesse le virtù degli uccelli e dè pesci e di tutti gli animali e delle pietre e delle acque; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia”. E andando ancora un pezzo, santo Francesco chiamò forte: “O frate Lione, benché ‘l frate Minore sapesse sì bene predicare, che convertisse tutti gl’infedeli alla fede di Cristo; iscrivi che non è ivi perfetta letizia”.
E durando questo modo di parlare bene di due miglia, frate Lione con grande ammirazione il domandò e disse: “Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia. E santo Francesco sì gli rispose: “Quando noi saremo a santa Maria degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto ed afflitti di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e ‘l portinaio verrà adirato e dirà: “Chi siete voi?” E noi diremo: “Noi siamo due de’ vostri frati, e colui dirà: “Voi non dite il vero, anzi siete due ribaldi ch’andate ingannando il mondo e rubando le limosine de’ poveri; andate via” e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame infino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilmente che quello portinaio veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, iscrivi che qui è perfetta letizia. E se anzi perseverassimo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gottate dicendo: “Partitevi quinci, ladroncelli vivissimi, andate allo spedale, chè qui non mangerete voi né albergherete” se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore; o frate Lione, iscrivi che quivi è perfetta letizia. E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: “Costoro sono gaglioffi, importuni, io li pagherò bene come sono degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza pensando le pene di Cristo Benedetto le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l’Apostolo: “Che hai tu, che tu non abbi da Dio? E se tu lo hai avuto da lui, perché te ne glorii, come se tu l’avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e dell’afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l’Apostolo: “Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo”.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

Fioretti di San Francesco n° 1836 - 4292

venerdì 13 luglio 2007

uno-due

Ho scoperto che due è il contrario di uno. E insieme a questo noto che a volte quello che conta di più è il mio "uno", non il nostro "due". Strano. Se ci pensi diresti che due è più grande di uno! E invece è solo il suo contrario, non è detto che sia più grande.

giovedì 5 luglio 2007

il contrario di uno

Era venuta per lasciarmi e invece s'era stesa a guarirmi. Le cose migliori dell'amore accadono per caso, si capiscono dopo.
Erri De Luca, Il contrario di uno, pagina quarantaquattro

martedì 3 luglio 2007

l'ombellico

se ti ripieghi su te stesso...
ti fermi
non vai lontano
difficile camminare...
se guardi l'ombellico