lunedì 26 maggio 2008

pienamente laico e pienamente cristiano, ciao Paolo!

“Noi siamo convinti di possedere la verità, mentre è il contrario. E’ la verità che ci possiede, e dunque ci rende liberi. La verità non è un randello, appunto perché non è nostra, non è un nostro possesso da imporre o custodire gelosamente. La verità ci possiede: dunque dobbiamo ascoltare più che urlarla in faccia agli altri. Dobbiamo servirla con i nostri comportamenti miti, umili. Per condividere la verità dobbiamo sottrarci al suo abuso, alla sua parodia identitaria
da
Paolo Giuntella, “L’aratro, l’ipod e le stelle. Diario di viaggio di un laico cristiano

sabato 17 maggio 2008

il nome delle cose




Riscrivo dopo una lunga pausa durata più di un mese. Nel mentre ho preso un aereo, sono atterrato a Londra e ora per qualche mese vivrò in Inghilterra, nel Kent, a Canterbury.


Un esercizio che amo è leggere la mia Italia attraverso i giornali inglesi. E' come se da qui riuscissi a leggere le cose scritte con il loro nome. Senza tanti giri di parole, senza tanta ipocrisia nostrana, senza il filtro della TV. Ne sono successe di cose in questo mese...ma ora questa storia del "problema Rom" è davvero troppo.
I Rom sembrano diventati la causa di tutti i nostri mali. Gli zingari sono il nemico numero uno da combattere, servono alleati! Come se tolti gli zingari il degrado urbano delle periferie scomparisse come per miracolo. Tolti gli zingari le città sarebbero più sicure. Mi fa paura questo clima di paura. Davvero in questi giorni vedo andare in fumo tanto impegno, tanto sforzo anche educativo e formativo. L'accoglienza dell'altro, credere nei ponti e non nei muri...e tanti altri discorsi..in fumo. Come il campo rom bruciato qualche giorno fa.
Leggete cosa c'era scritto in una circolare del 1940 del Ministero degli Interni inviata a tutte le prefetture. Si parla di zingari: "perché essi commettono talvolta delitti gravi per natura intrinseca et modalità organizzazione et esecuzione... est indispensabile che tutti zingari siano controllati" (fonte ANP).
Dopo tanti anni la musica quantomeno si assomiglia. Angosciante.
Pensare che i Rom siano dediti alla delinquenza "per natura intrinseca" (o come si dice in giro, "per cultura") è razzismo. E non ci sono scuse. Pensare che i problemi si risolvano sputando veleno su un capro espiatorio é una storia vecchia quanto l'uomo: è illusione, e dopo un po' diventa nazifascismo.
Chiamare le cose con il proprio nome è il primo gesto che possiamo fare per resistere a questa ondata di paura. Chiamare "razzista" chi usa certi argomenti, e spiegargli il perché, diventa sempre più un dovere. Riprendere un libro di storia del '900 e leggerlo insieme a un adolescente diventa sempre più un gesto di "carità politica". Riprendere quello stesso libro e leggerlo insieme a qualche adulto buonista e razzista è un gesto di giustizia (verso l'adulto e verso gli zingari). Provare a spiegare che questi stessi Rom sotto il nazifascismo sono stati perseguitati con le stesse motivazioni di sicurezza pubblica che oggi ascoltiamo, è un dovere.
Siamo ormai inzuppati di paure. Sempre più collettivamente paranoici. Sempre più smemorati. E per tutte queste cose sempre più "post-democratici".
Tutti affascinati da argomenti moral-populisti (il politico parassita, il dirigente comunale che prende stipendi alti, gli sprechi della pubblica amministrazione, ecc...) abbiamo chiuso gli occhi su un'urgenza che diventa sempre più emergenza: l'assenza di coscienza politica. Quando riprenderemo a raccontarci gli uni gli altri il senso di stare insieme in una società? Quando ci accorgeremo che un discorso razzista verso gli stranieri è altrettanto grave quanto gli sprechi nella pubblica amministrazione? Certo i gradi di responsabilità sono diversi, ma questo non vuol dire che possiamo passarci sopra. Una sera un adolescente di un gruppo di Azione Cattolica mi disse: "io amo le teorie della destra". Io gli risposi: "cos'è una teoria?". Lui non sapeva rispondermi. E io: "allora fammi esempio di teoria di destra". E lui: "per esempio, sparare agli immigrati prima che loro ammazzino noi, perché sono pericolosi". Io ho provato a spiegargli che un immigrato casomai è pericoloso in quanto delinquente, non in quanto straniero, e di delinquenti italiani siamo pieni e non sono meno pericolosi. Sarei stato tutta la sera a parlare con quel ragazzo, ma poi si è avvicinata l'educatrice del gruppo dicendo (a lui) che lì di politica non si doveva parlare e doveva smetterla. Non ho risposto a tono per educazione. Ma se un'associazione che ha come propria vocazione la "formazione" (umana e cristiana) lascia un adolescente in balìa del primo naziskin che incontra a scuola...che speranze possiamo avere?
E' vero quello che scrive il Manifesto: siamo un paese che fa la ronda. Un paese in preda al panico. Un paese in cerca del capro espiatorio. Ronde contro i campi Rom, ronde contro i viados, ronde contro chiunque sia diverso. E' il senso di oppressione che sentiamo, che deve sfogato verso chi è più debole di noi, diventando anche noi dei piccoli o grandi oppressori. I Rom sono un pericolo il nemico numero uno, e dimentichiamo le mafie, i senza diritti sul lavoro, ecc. Comodo così, sparare sul più debole.
A chi mi conosce dico di non offendersi se da oggi in poi userò molto di più la parola "razzista", senza offesa per nessuno ma voglio chiamarli per nome.