giovedì 30 agosto 2007

lettera



Madre Teresa diceva: Io non sono che una piccola matita nelle mani di Dio.
Con la mia matita Dio sta disegnando qualcosa nella vita di chi mi sta accanto, ancora non capisco cosa e spesso mi metto io a fare scarabocchi rovinando un po' il disegno.
Con la tua matita sta disegnando stelle, alzo gli occhi al cielo e le guardo quando quaggiù perdo la bussola, quando le mappe non funzionano. Ancora non capisco proprio quelle stelle, perchè sono disegnate con la tua matita? Ma a volte ho l'impressione che mi indichino la rotta, quella giusta.
Stelle silenziose nel cielo, di fronte alle nostre domande non parli ma rispondi. E noi qui invece parliamo tanto, senza mai rispondere davvero. E' questione di alfabeti diversi? non imparo ancora, ma intuisco. Si fa fatica, e lo vedi pure tu. Come barche nella notte andiamo, cercando le profondità, più spesso restiamo arenati. Ma per le profondità siamo fatti, e tu lì ci stai aspettando.

Mi sono chiesto chilometri di pensieri guardando quelle stelle disegnate con te, cercando il senso e la direzione di questo navigare e del tuo precederci.
Ho visto e conosciuto tanti su questa stessa barca, in questa stessa notte. Parliamo della rotta, del mare, delle soste, del vento che spinge e della paura che frena, della manutenzione della barca, di questo distratto e sincero prendersi cura gli uni degli altri.
Siamo in tanti aggrappati a una corda sul ponte, e troppo saldi sono alcuni nodi. A proposito, ho scoperto che in ebraico dire "speranza" è come dire "corda". E piano sto scoprendo pure il perchè.
Siamo in tanti: c'è chi è più affaccendato, chi è più affannato, chi sorride, chi sta in un angolo in silenzio, c'è chi si chiede se questo è un naufragio, c'è chi aspetta il grido "terra!".
Mi guardo intorno e guardo il cielo e quelle stelle.
Ma che cosa costa volersi bene? Eppure sembra la cosa più costosa.
Costa davvero tanto?
Se capissimo che i nostri sono viaggi di sola andata non perderemmo per strada pezzi preziosi. Non perderemmo tempo in paure ed egoismi. Anzi viaggeremmo con bagagli molto più leggeri ed essenziali. Forse se avessimo un po' di fede viaggeremmo senza alcun bagaglio. E' proprio vero che non servono?

Sai, ho piantato un seme nel terreno. Ho provato a prendermene cura, certo facendo degli errori (come puoi immaginare!). Avere cura...innaffiare, riscaldare, rinfrescare, ravvivare, accogliere. Sognavo di vederlo crescere. Senza illudermi che avesse mai riempito la distanza tra il cielo e la terra, avrei solo gustato la gioia di tendere verso l'alto e avere le radici. Avrei visto passare attraverso quei fragili rami le stagioni. Ho provato a piantarlo nel posto che credevo speciale e prezioso. Lo immaginavo come il mandorlo, l'albero dell'attenzione: quello che è il primo a fiorire all'arrivo della primavera. Conosci bene la mia distrazione, sognavo di poter imparare tanto da quel mandorlo.
Ora guardo quel terreno, e sembra muto, sterile. Che fine avrà fatto quel seme piantato? Guardo quel terreno e penso che s'è perduto forse tra i rovi, forse è soffocato. Altre volte lo immagino mentre in silenzio cresce al contrario, non verso l'alto, ma in giù proprio verso le profondità. Intanto sto in silenzio, preparo nuova terra, forse un solco nuovo ("chi mette mano all'aratro non si volta indietro").
O forse ho solo voglia di riposare in silenzio, sul ponte di questa barca su un'amaca fatta di preghiere, ascoltando i segni e lasciandomi cullare da un po' di mare.

Siamo in viaggio, ci vediamo da te.

sabato 25 agosto 2007

Rambo, an instrument of peace?



Un gruppo di missionari cristiani ha bisogno di aiuto per raggiungere il Myanmar (ex Birmania), regione in cui devono portare soccorso ai villaggi della minoranza Karen, copliti dal regime militare birmano. Fin qui ci sarebbe da plaudire a un film che porterebbe all'attenzione di un grandissimo pubblico la tragedia dei Karen e di altre minoranze perseguitate in quella regione.
Ora se avete tre minuti guardate il trailer di questo Rambo IV.
John Rambo vive a Bangkok, dove lavora come fabbro e conduce una vita tranquilla. John Rambo è un ex marine reduce del Vietnam. Gli viene chiesto aiuto dal gruppo di missionari di cui sopra. Il trailer è chiaro: quella zona è molto pericolosa, e nella prima parte sottolinea l'insistenza dei missionari e i soprusi del regime nei villaggi.
A metà arriva il bello, anzi il brutto, l'orrendo.
Intorno al primo minuto, John Rambo tiene tra le mani una croce, come se stesse pregando: deve rispondere a una chiamata. Deve prendere un decisione.
Inizia la voce di un religioso:
"Lord, make me your instrument of peace;
where there is hatred, let me love;
where there is darkness, light;
for it is in giving that we receive,
it is in pardoning we are pardoned,
and it is in dying that we are born to eternal life...
"
E' proprio la preghiera semplice di San Francesco.
Da qui il cambiamento, la scelta!
Il passaggio logico è chiaro: John Rambo accetta...di diventare strumento! Ma strumento di cosa? Le scene che seguono non lasciano dubbi: John è intento a sgozzare, incendiare, accoltellare. Scorrono fiumi di sangue e violenza. Siamo di fronte a un macellaio giustiziere, più vicino a Jack lo squartatore che a un cristiano ispirato da San Francesco.

L'accostamento con la preghiera di San Francesco è quanto meno offensivo. Se poi pensiamo che nella costruzione del trailer essa è decisiva, l'indignazione aumenta. E anche la preoccupazione: il bene e il male dove stanno? Qui la giustizia è violenza allo stato puro. Qui la giustizia è vendetta. Qui ci si sente chiamati, investiti di una "missione" violenta.
Se il pubblico occidentale è ormai in preda a paranoia collettiva, almeno - vi prego - non nominiamo il nome di Dio invano. Dio non è questo, c'ha lasciato detto ben altro. Cristo ha testimoniato ben altro.

Non posso che ritenere il signor Stallone, il regista e tutta la produzione un branco di imbecilli ciarlatani. Il film uscirà nel febbraio 2008, sono curioso di sapere a quanti altri imbecilli questo film piacerà. Del resto, chi si somiglia si piglia.

PS
visto che ci siamo vi invito ad approfondire la questione dei Karen e dell'ex Birmania, almeno parlare di questo film a qualcosa sarà servito:
http://www.peacereporter.net/dettaglio_mappamondo.php?idc=8&idm=2&menu_aree=74
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=36&ida=&idt=&idart=5033

domenica 19 agosto 2007

Regali in corso



Oggi la mia stanza sembra un cantiere. Provo a mettere ordine, anche se è un concetto che non mi appartiene. Fogli, appunti, libri, musica, film, giornali, scontrini, due semi di girasole (!!!). ci sono cose che non riescono a stare al proprio posto, e ci sono cose a cui un posto non lo hai mai dato. L'ordine non mi appartiene, ritengo sia limitante. Ma il disordine è soffocante quando prende il sopravvento: allora meglio ripulire un po'!

E oggi ho imparato la bellezza di scartare un regalo piano piano. Ho sempre avuto la certezza di essere circondato da persone speciali. In questi ultimi giorni, in particolare, c'è una persona che mi sta accompagnando:
è un regalo averla conosciuta;
è un regalo la sua delicatezza;
è un regalo la sua compagnia e i suoi consigli;
è un regalo che è arrivato pochi mesi fa, ma sembra che siamo cresciuti insieme!

Avrai capito che sto parlando di te...ti ringrazio davanti a tutti della serenità che mi trasmetti, della vicinanza che mi dimostri, dell'amicizia che stiamo guardando fiorire. Ascoltarsi è il primo passo dell'accoglienza. Ti ringrazio. Lo faccio dedicandoti questa canzone, Costruire di Niccolò Fabi: è un augurio per tutte le cose che inizi e per quelle che stai costruendo, silenziosamente!

venerdì 17 agosto 2007

la soglia



Resti sulla soglia
e intuisci
quanto è faticoso lo stare
quanto ti sgola il tacere
quanto assordante è il silenzio
quanto accecante è la notte.

Ma non vedi?
Non sono parole,
nè sguardi
nè labbra,
nè mani che si parlano:
sono vite che si intrecciano.

Ti illudi che stai decidendo la rotta,
oppure nel deserto ti lasci guidare.