sabato 25 agosto 2007

Rambo, an instrument of peace?



Un gruppo di missionari cristiani ha bisogno di aiuto per raggiungere il Myanmar (ex Birmania), regione in cui devono portare soccorso ai villaggi della minoranza Karen, copliti dal regime militare birmano. Fin qui ci sarebbe da plaudire a un film che porterebbe all'attenzione di un grandissimo pubblico la tragedia dei Karen e di altre minoranze perseguitate in quella regione.
Ora se avete tre minuti guardate il trailer di questo Rambo IV.
John Rambo vive a Bangkok, dove lavora come fabbro e conduce una vita tranquilla. John Rambo è un ex marine reduce del Vietnam. Gli viene chiesto aiuto dal gruppo di missionari di cui sopra. Il trailer è chiaro: quella zona è molto pericolosa, e nella prima parte sottolinea l'insistenza dei missionari e i soprusi del regime nei villaggi.
A metà arriva il bello, anzi il brutto, l'orrendo.
Intorno al primo minuto, John Rambo tiene tra le mani una croce, come se stesse pregando: deve rispondere a una chiamata. Deve prendere un decisione.
Inizia la voce di un religioso:
"Lord, make me your instrument of peace;
where there is hatred, let me love;
where there is darkness, light;
for it is in giving that we receive,
it is in pardoning we are pardoned,
and it is in dying that we are born to eternal life...
"
E' proprio la preghiera semplice di San Francesco.
Da qui il cambiamento, la scelta!
Il passaggio logico è chiaro: John Rambo accetta...di diventare strumento! Ma strumento di cosa? Le scene che seguono non lasciano dubbi: John è intento a sgozzare, incendiare, accoltellare. Scorrono fiumi di sangue e violenza. Siamo di fronte a un macellaio giustiziere, più vicino a Jack lo squartatore che a un cristiano ispirato da San Francesco.

L'accostamento con la preghiera di San Francesco è quanto meno offensivo. Se poi pensiamo che nella costruzione del trailer essa è decisiva, l'indignazione aumenta. E anche la preoccupazione: il bene e il male dove stanno? Qui la giustizia è violenza allo stato puro. Qui la giustizia è vendetta. Qui ci si sente chiamati, investiti di una "missione" violenta.
Se il pubblico occidentale è ormai in preda a paranoia collettiva, almeno - vi prego - non nominiamo il nome di Dio invano. Dio non è questo, c'ha lasciato detto ben altro. Cristo ha testimoniato ben altro.

Non posso che ritenere il signor Stallone, il regista e tutta la produzione un branco di imbecilli ciarlatani. Il film uscirà nel febbraio 2008, sono curioso di sapere a quanti altri imbecilli questo film piacerà. Del resto, chi si somiglia si piglia.

PS
visto che ci siamo vi invito ad approfondire la questione dei Karen e dell'ex Birmania, almeno parlare di questo film a qualcosa sarà servito:
http://www.peacereporter.net/dettaglio_mappamondo.php?idc=8&idm=2&menu_aree=74
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=36&ida=&idt=&idart=5033

3 commenti:

Andrea ha detto...

Chiunque oggi prenda un qualsiasi testo sacro troppo alla lettera è un fondamentalista e cade inesorabilmente in errore... tanto più grave quanto maggiore è il grado di responsabilità che ha!

Anonimo ha detto...

in 1984 di orwell il ministero della pace si occupava di guerra, e lo slogan del socing era la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza. sembra sconfortante ammettere che con il passare del tempo, per quanto paradossali sembrino queste frasi, stanno sempre più trovando applicazione nella nostra società.

Anonimo ha detto...

Trovo l'accostamento tra la preghiera e le azioni di Rambo che immediatamente seguono la sua lettura uno dei più commoventi momenti cinematografici che la mia mente possa ricordare. Brividi di piacere pensando che c'è ancora qualcuno che fa un film come questo. Grazie mille Stallone!