sabato 24 marzo 2007

nella tua stanza



Chi mi conosce sa che l'ordine non mi appartiene.
Questo pomeriggio ho preso a mettere ordine nella mia stanza.
"Stanza" è un luogo fisico, ma in realtà per ognuno di noi è qualcosa di più, di molto di più. Come la casa, del resto.
La mia stanza mi racconta, e dalla mia stanza mi lascio raccontare. Chi è disordinato come me conosce bene alcuni pericoli: ritrovi scontrini, vecchi biglietti, lettere, ricordi. Poi ognuno reagisce diversamente. Ogni oggetto ha il suo senso, e dovrebbe avere il suo posto. Attraverso le cose possiamo raccontarci: le cose così come sono messe e così dove sono messe ci raccontano. Dalle cose della tua stanza puoi ascoltare e vedere un racconto. Con l'occhio attento ai particolari dalla tua stanza puoi capire tante cose. Ci sono pezzi di tempo che hai fermato, passaggi di vita che hai messo in un angolo nascosto ma che non vuoi gettare; altre cose sono ben visibili, come "monito", e come segno di una piccola transizione. Ci sono stanze che sembrano musei, quasi a dire a tutti (e a te) che non vuoi cambiare. E continui ad arricchire di frasi il racconto della tua stanza, aspettando forse l'occhio attento che sappia riconoscere quell'alfabeto. Continui a "ordinare" per difesa o per una buona abitudine; continui a lavorare su argini che sai che tra un po' cederanno...e tornerai a "mettere ordine", lasciando pezzi di quegli argini. Sono cose che hai vissuto, ti rimangono pezzi, capitoli sparsi, molti appunti. Aspetti un ordine finale, una ricomposizione di tutte quelle cose che non hai gettato perchè...neanche tu lo sai, ma sai che sono cose che non si gettano.
In attesa della ricomposisione, metti ordine nella tua stanza sapendo che non passerà molto tempo prima che tu ci rimetta mano. E' questo il gioco della nostra vita oggi.

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