mercoledì 14 febbraio 2007

Il tetto senza la casa sotto

Tantissimi sono i pensieri di questi giorni, ancora di più le sensazioni e i sentimenti. Le tengo dentro, consentitemi. Con voi vorrei condividere una riflessione su cui mi scervello da tempo. Questioni di ecclesia, ma non troppo...viste le ultime dichiarazioni del Card. Ruini.

La ipertrofia delle catechesi (non le catechesi in sè!) cosa potrebbe generare? In un incontro di catechesi molto frequentato mi pare ci sia una dinamica vicina alla comunicazioni "di massa” in cui uno parla e cento ascoltano. In più, cosa che più mi interessa, si instaura una relazione asimmetrica; per definizione il potere è una relazione asimmetrica. Cosa si sta riproducendo dunque? Quale prospettiva ci fa intravedere questo tipo di relazione? Mi sembra che un approccio del genere educhi all'autorità (che è relazione asimmetrica e ha come modalità il comando). La comunità accogliente funziona invece sulla base di relazioni simmetriche, che hanno come modalità la reciprocità. Nella reciprocità possiamo educare alla responsabilità, alla cura dell'altro, alla partecipazione che è prima di tutto “compassione”. In un cammino di scoperta dei nostri doni, possiamo dare risposta alla domanda: “a che servono questi talenti?”.
Il sentirci in ricerca e “in domanda”, in questo simili a tanti nostri coetanei, è un esercizio di umiltà, una confessione di povertà e di piccolezza. Ma è il primo passo per creare comunità accoglienti. Forse questo poco si sposa con una “teologia della presenza”, che vede il credente al potere per difendere ciò che (in superficie) rimane della società cristiana e imporre dall'alto valori “ispirati”. Un tetto senza la casa sotto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

queste tue riflessioni si adeguano molto bene a quello che dentro e fuori la "ecclesia" sta accadendo in questi giorni...ma a me ha fatto riflettere anche su una questione molto ad intra... anzi anche "associativa" della nostra associaizone (AC). perchè la dinamica della catechesi si sta diffondendo molto e sta perdendo vigore l'importanza delle dinamiche di reciprocità che nella dimensione di gruppo sono meglio espresse.ci ho pensato in riferimento al bisogno che vedo in giro di "ascoltare": ascoltare sacerdoti, ascoltare "maestri", ascoltare guide e punti di riferimento... ascoltare...e basta.senza confronto dopo.
non pensi che questo possa nasocndere un po' quello che dici tu? e soprattutto...non pensi che si perda la forza educativa del confronto, del dialogo, del ccrescere grazie alla ricchezza che l'altro è per me?
grazie.
alessandra