mercoledì 27 febbraio 2008

A MISURA DI FAMIGLIA

Si raccolgono firme. Non è una novità. Si raccolgono firme "per la famiglia", o meglio "per un fisco a misura di famiglia" (LINK: http://www.forumfamiglie.org/PETIZIONE/PETIZIONEFIRMA.html). Non so se questa è una novità.
La proposta contenuta nella petizione del Forum delle Famiglie prevede l'introduzione di "un sistema fiscale basato non solo sull'equità verticale (chi più ha più paga), ma anche sull'equità orizzontale". Tradotto in pratica questo vuol dire che "il reddito imponibile deve dunque essere calcolato non solo in base al reddito percepito, ma anche in base al numero dei componenti della famiglia".
Si dovrebbe introdurre il cosiddetto Quoziente Familiare come criterio per la tassazione. Tale criterio prevede, in generale, che vengano sommati tutti i redditi dei componenti la famiglia, poi divisi per un quoziente derivante dalla somma di diversi coefficienti, uno per ogni componente. Il passo successivo è applicare l'aliquota al livello di reddito che viene fuori da questi calcoli.
Scrivo solo qualche osservazione, solo per mettere qualche dubbio e non dare le cose per scontate.
Il sistema di tassazione è secondo la Costituzione (LINK: http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm), "informato a criteri di progressività" (art. 53), ovvero: a chi più guadagna viene applicata una aliquota più alta. Una divisione sulla base del quoziente familiare risulta, dunque, conveniente per i redditi alti (che attraverso la divisione per il quoziente "assorbono" parte della percentuale dell'aliquota massima); e per le famiglie monoreddito. Il secondo aspetto però è quello forse più interessante. Per fasce medio-basse di reddito, infatti, non conviene aggiungere altre entrate (ovviamente altrettanto basse). Le entrate in aggiunta al tradizionale "portatore di pane" in casa (breadwinner), sono quelle derivanti dal lavoro famminile. Questo comporta un effetto di "disincentivo" al lavoro femminile, già molto basso in Italia.
C'è un altro punto, forse il silenzio più grave di questa petizione. Ritenere che la prima cosa da fare per aiutare le famiglie è intervenire attraverso "trasferimenti indiretti" di risorse (questo è il nome degli interventi fiscali), è un errore grave e forse anche malizioso. La riduzione delle tasse non risolve molto: avere qualche soldo in più nelle tasche può essere solo una piccola illusione se non si interviene sul versante dei servizi e della protezione sociale. Sono questi ad essere sempre più decisivi. Senza una dignitosa rete di servizi garantiti dal pubblico, i soldi in più nella tasca del pater familias in versione moderna torneranno al mercato (dei servizi privati). Asili, assicurazioni, ludoteche, medici a pagamento, scuole private (perchè migliori), ecc. potrebbero averne un grosso vantaggio sul lungo periodo.
Il dato della società italiana degli ultimi anni non è solo la povertà e i suoi aumenti, ma è la "vulnerabilità": ovvero, l'essere pericolosamente esposti al rischio di povertà. Basta un singolo evento negativo per mandare in frantumi lo spesso fragile equilibrio di un bilancio familiare. Una malattia, un licenziamento, una separazione...sono eventi non certo impossibili al giorno d'oggi, in una possibile "caduta" quale rete di protezione ci farà sopravvivere? Quella informale (la famiglia d'origine) per chi può; le stesse speranze non le riponiamo nel Welfare (State, Comunity o Mix che esso sia).
Se si vuole fare qualcosa di buono si pretendano servizi e protezione sociale...ovvero, si pretendano "diritti".
Firmate pure, se vi va, ma ai banchetti chiediamo qualche informazione in più. Altrimenti, è solo un motto, uno slogan tra tanti. E in quanto motto banalizza e fa agitare dei tifosi, non dei cittadini.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma il tifo ormai è uan caratteristica del nostro vivere...
cmq grazie per avermi chiarito i dubbi che avevo. non ho firmato. non ho fatto nemmeno firmare nè mi sono repsa i volantini-firme.perchè volevo capire meglio. quando uno studia tutti gli effetti delel cose è meglio ed è più facile comprendere. ma se uno non è esperto è difficile capire dei meccanismi. vieni fregato e basta. e tanto più vieni fregato se sulla home page del sito di AC c'è l'invito a firmare... allora è una cosa buona! si potrebbe dire il socio che non studia ma si fida...
ciao ale

eugenio ha detto...

Il mio non è (propriamente) un invito a non firmare. Uno può trovare mille altri motivi per firmare l'appello in questione. Ho provato a scavare un po' nella proposta, con l'attenzione sempre agli affetti (possibili) delle cose. Mettere sempre "il mondo in questione" non è solo una regola di onestà intellettuale, è anche un modo (piccolo, per quello che posso) per usare il dono dell'intelligenza (che ognuno trasforma nel suo ambito di lavoro in competenze, diverse e comunicabili).